“La conoscenza é l’unica via per l’Europa di competere sul mercato globale” – Intervista a Sergio Cofferati

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Sergio Cofferati é Parlamentare Europeo per il gruppo dei Socialisti e Democratici e Vice Presidente della Commissione per il Mercato Interno e i Diritti dei Consumatori. Prima di assumere l’incarico a Strasburgo, é stato per otto anni (1994-2002) Segretario Generale della CGIL, e Sindaco di Bologna per un mandato. UNITEE l’ha incontrato per parlare dei principali temi sociali e della necessità del rilancio di un progetto europeo.

La Sua carriera é stata molto ricca: da Sindacalista é arrivato a guidare il più grande sindacato italiano, la CGIL. Poi, é stato sindaco di Bologna per 5 anni. E ora,dal 2009 é Parlamentare Europeo. Perché ha deciso di fare il grande passo? E ritiene che le esperienza precedenti le abbiano dato un vantaggio nel suo lavoro da Parlamentare Europeo?

Non avevo intenzione di candidarmi alle Europee quando ho lasciato Bologna, per ragioni familiari.

Poi il mio partito mi ha chiesto la disponibilità per questa candidatura. Ho accettato, sono stato eletto e sto portando a termine questa legislatura.

Si é trattato di un’esperienza di grande interesse. Indubbiamente, le cose che avevo fatto in precedenza, sia di carattere sociale da sindacalista, sia poi da amministratore durante i cinque anni di Bologna sono state utilissime e fanno parte della mia formazione: le ho potute usare qui perché i temi che tratto in Europa, in realtà, sono parte di quelli che ho dovuto affrontare e gestire sia da Segretario della CGIL sia da Sindaco di Bologna.

Il 30 gennaio é stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo il rapporto sul mercato unico, di cui Lei, in quanto Vice Presidente della Commissione IMCO, é stato relatore. Puo’ dirci in poche breve in cosa consiste questo rapporto e quali effetti avrà in futuro?

Abbiamo cercato di dare un profilo organico ai temi che riguardano il mercato interno: si tratta di un’area di grandissimo interesse per la crescita economica e per l’uniformità dei diritti degli individui che vivono in Europa.

Nel semestre si cerca di avere tre obiettivi prioritari rispetto agli altri, che riguardano le politiche macroeconomiche, le politiche sociali e per il lavoro e ora, ovviamente, le politiche per il mercato interno. D’altro canto, un mercato interno coeso, armonico e regolamentato é davvero un contributo importante alla crescita dei singoli Paesi e dell’economia europea.

L’economia reale passa da li’: la qualità dei beni e dei servizi che vengono prodotti in Europa, e che questo venga ricondotto ad una visione di insieme secondo me é molto importante. La relazione poi approvata in aula a questo mirava, e credo che possa diventare un utilissimo strumento di iniziativa per il tempo che verrà.

La crisi ha rivelato alcune debolezze dell’economia Europea: come puo’ l’Europa rispondere alle sfide del mondo globale, tornando ad essere una grande protagonista nell’economia mondiale, senza pero’ perdere di vista i propri valori costitutivi? In particolare penso al problema molto grave in questo momento della disoccupazione giovanile, che ora é al 22,6%. Quali soluzioni sono necessarie? E qual é il ruolo del Parlamento Europeo nel trovare queste soluzioni?

Quella che stiamo attraversando é la crisi più lunga degli ultimi 50 anni, con contratti inediti che non hanno uguali nella storia precedente.

La priorità assoluta ora é rovesciare questa tendenza negativa: lo é per l’Europa e lo é per i Paesi che la compongono. I governi conservatori hanno importo all’Europa la politica del rigore, cioé del solo contenimento della spesa, fatto anche in alcuni casi in maniera ossessiva, con la convinzione che questo potesse far ripartire il mercato e l’economia.

Cosi non é stato, ma non era difficile prevederlo. Purtroppo le cose sono andate in questo modo, ora bisogna sul serio cambiare rotta, bisogna che l’economia europea ritorni a crescere.

Per farlo, ci vogliono politiche keynesiane, grandi investimenti pubblici in grado di stimolare gli investimenti privati, e poi bisogna lavorare per avere un modello di competitzione nel mercato globale che sia basato sulla conoscenza e sul sapere, e che punti sulla qualità dei prodotti che vengono messi sul mercato. Io credo che solo in questo modo si potrà rovesciare il trend che stiamo ancora subendo.

La crisi, come ricordava Lei, ha portato ad un aumento pericoloso della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, e ad un aumento altrettanto forte della povertà. I giovani sono il soggetto maggiormente penalizzato, perché entrano nel mercato del lavoro e non riescono a trovare una collocazione.

L’Europa ha pensato a loro introducendo lo strumento “Garanzia Giovani”, che aiuta temporaneamente le persone che non hanno un’attività, una sorta di moderno ammortizzatore sociale. Io credo che oltre a cio’, cio’ che l’Europa deve fare per i giovani é da un lato, come già dicevo, imboccare la strada della crescita e dall’altro, rafforzare gli elementi di conoscenza che la scuola deve fornire ai ragazzi, perché solo attraverso la conoscenza si ha la forza per stare sul mercato del lavoro e non subirne gli andamenti più o meno spontanei.

E’ fondamentale che l’Europa si focalizzi su questi aspetti, perché sono fondamentali per il futuro dell’Unione.

Le prossime elezioni Europee si avvicinano, ma la sfiducia verso l’Europa non é mai stata cosi forte, come testimonia la preoccupante ascesa dei movimenti radicali ed euroscettici. Cosa é andato storto nel progetto Europeo? Che soluzioni ritiene siano auspicabili?

Ovviamente, la crisi economica ha dato un contributo in negativo molto forte, perché quando le persone vedno peggiorare le loro condizioni di vita cercano di capirne la ragione e di attribuirne le responsabilità.

Le politiche nazionali e soprattutto i comportamenti delle forze politiche nazionali sono stati quanto più discutibili, in quanto hanno cercato di attribuire all’Europa colpe che l’Europa non aveva; i limiti erano delle politiche fatte malamente negli Stati membri. Pero’, la crisi é una delle due ragioni: la seconda ragione é che si é interrotto il processo di costruzione di un’Europa politica, che abbia come punto di riferimento i cittadini e le loro esigenze sociali.

Il sogno dell’Europa va rilanciato: il progetto degli Stati Uniti d’Europa va riproposto. Io credo addirittura attraverso la riscrittura di un trattato che permetta di trasferire competenze e responsabilità dagli Stati membri verso le istituzioni comunitarie. Solo attraverso questo rilancio dell’aspirazione dei padri fondatori dell’Europa si potrà rispondere a quest’ondata di tensioni nazionalistiche esasperate.

Quindi, un’azione economica che risponda ai bisogni delle persone e contemporaneamente il rilancio di un progetto istituzionale di profilo molto alto.

Federalismo europeo: priorità nel prossimo Parlamento Europeo o bisogna essere realisti?

Io lo considero prioritario. Credo che questa battaglia debba essere fatta dalle forze progressiste e da tutti coloro che ne sono convinti. Poi ovviamente i risultati delle battaglie politiche si vedono alla fine, ma ovviamente stare fermi sarebbe assurdo e controproducente.

Non solo perché noi crediamo a questo progetto, ma perché le difficoltà dell’oggi si possono affrontare meglio, con qualche possibilità di ribaltare la situazione negativa, se si ha, insieme all’attenzione per le condizioni materiali delle persone anche quella dei valori, che parla ai loro sentimenti.